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Angioplastica Coronarica Percutanea Transluminale

Angioplastica Coronarica Percutanea Transluminale

Nell’ambito della Cardiologia Interventistica, la procedura più frequentemente eseguita è l’Angioplastica Coronarica (PTCA o PCI) insieme all’Angioplastica Periferica (PTA).

Che cos’è

L’Angioplastica Coronarica Percutanea Transluminale (PTCA o PCI) è una procedura che consente la rivascolarizzazione delle arterie coronarie in caso di occlusione totale o parziale del vaso a causa dell’instaurarsi di un processo aterosclerotico.

L’angioplastica fu scoperta casualmente dallo svizzero Dr. Andreas Gruentzig nel settembre 1977, il quale eseguì la procedura per la prima volta su un paziente fumatore di 38 anni. La procedura ebbe successo ed il paziente riuscì a sopravvivere per altri 40 anni. Il grande successo riscosso dal metodo POBA (Plain Old Balloon Angioplasty) negli anni avvenire valse a Gruentzig la fama di pioniere dell’angioplastica.

Indicazioni

La PTCA può essere eseguita sia a seguito di un riscontro di ischemia miocardica documentata da test provocativi (angina stabile) sia come trattamento primario d’urgenza nella fase acuta di una sindrome coronarica (angina instabile, NSTEMI, STEMI).

La procedura si effettua in Sala di Emodinamica, non richiede l’uso della narcosi ma della sola anestesia locale, e comporta una degenza di 24-48 ore nel caso si tratti di una procedura in regime non d’urgenza.

Obiettivo dell’angioplastica

L’obiettivo dell’angioplastica è dunque quello di ripristinare nell’arteria interessata dalla stenosi, il flusso arterioso coronarico diretto ad una specifica regione del miocardio, in modo da preservare il tessuto dalla necrosi e di conseguenza dall’ipo-acinesia del muscolo.

Angioplastica: la procedura

Una volta diagnosticato il restringimento (stenosi) del lume interno del vaso arterioso coronarico, viene inserito, a livello dell’ostruzione, uno stent (collegamento all’articolo del 28-9-2018) che, una volta espanso, riporta il diametro del vaso alla normalità.

Procedura passo per passo

  1. Posizionamento introduttore tramite tecnica di Seldinger utilizzando approccio arteria radiale/brachiale o femorale;
  2. Inserimento di un catetere guida che avrà la funzione, in base alla curvatura, di selettivare la coronaria stenotica;
  3. Introduzione di uno o più fili guida coronarici (in base alla strategia di trattamento scelta) e avanzamento di questi distalmente alla lesione e, in caso, a protezione dei vasi adiacenti al fine di scongiurare eventuali “shift di placca” dal vaso trattato;
  4. Su filo guida coronarico, viene fatto avanzare un catetere con punta distale a palloncino che ha lo scopo di predilatare la lesione e prepararla all’impianto successivo dello stent;
  5. Infine, con la stessa metodica vista nella fase precedente, viene fatto avanzare il catetere a palloncino con lo stent crimpato su di esso;
  6. Il catetere così costituito vieni quindi fatto avanzare fino alla placca aterosclerotica dove questo viene gonfiato in modo da far aprire lo stent e permettere la sua perfetta adesione alla parete dell’arteria.
  7. Il palloncino viene così sgonfiato ed estratto.

Il tempo è cuore

Nella PCI primaria (ischemia acuta del vaso) “Il tempo è cuore”: ciò significa che è necessario intervenire in modo tempestivo per minimizzare i tempi tra la comparsa della sintomatologia e l’inizio della procedura di rivascolarizzazione del vaso occluso, in modo da preservare più tessuto miocardico possibile dalla necrosi. Più tempo passa dall’insorgenza della sintomatologia e meno miocardio sarà alimentato dalla coronaria occlusa.

Intervenire entro 6 ore significa:

1. incrementare il tasso di sopravvivenza

2. ridurre il rischio di una recidiva ischemica miocardica

3. migliorare la sopravvivenza a lungo termine

Dati alla manoIn Italia secondo un rapporto elaborato dal GISE (Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia interventistica) relativo all’attività di emodinamica riferita all’anno 2017 su circa 264 centri, sono state eseguite circa 156.055 angioplastiche, tra queste, 36.876 sono le angioplastiche primarie.

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Bibliografia:
  1. GISE, Angioplastica primaria salva-infarto, Italia tra le prime in Europa. INSALUTENEWS.IT, 9 Ottobre 2017;
  2. C. P. Cannon, Contemporary Diagnosis and Management of the Acute Coronary Syndorme. Handbooks in Health Care Co, 2007;
  3. R. O’Rourke, V. Fuster, W. Alexander, Hurst Il Cuore – il manuale. McGraw Hill, 2003;
  4. GISE, Il Giornale italiano di Cardiologia Invasiva, Abstract Book. Marzo 2010;
  5. https://www.pharmastar.it/news/cardio/1977-2017-lesc-celebra-i-40-anni-dellangioplastica-coronarica-24858;
  6. 5. http://people.unica.it/pau/files/2014/12/11-stent_MASSI-Compatibility-Mode.pdf;
  7. 6. http://www.degasperis.it/download/malattiacoronaria.pdf;